“Organization Theory and Design” di Richard Daft si conferma un vero classico del management: insostituibile strumento per l’insegnamento della teoria organizzativa, prezioso punto di riferimento per chi opera in azienda. Edizione dopo edizione il testo ha saputo rinnovarsi, incorporando e accompagnando gli sviluppi nella teoria e nella prassi manageriale, e al tempo stesso conservare le caratteristiche che ne hanno decretato il duraturo successo: la capacità di offrire un quadro equilibrato e attuale del pensiero organizzativo, l’integrazione tra schemi di riferimento teorico e risultati di ricerca, la puntuale osservazione di situazioni aziendali concrete. In questa sesta edizione, arricchita con una serie di casi aziendali originali tratti dal contesto italiano ed europeo, il testo è stato aggiornato ai più recenti sviluppi del dibattito teorico e interamente rivisto negli esempi citati, con particolare attenzione a fenomeni quali i Big Data, la “internet delle cose”, il social business e l’industria 4.0. Richard L. Daft è Brownlee O. Currey, jr., Professor of Management alla Owen Graduate School of Management della Vanderbilt University.
In queste lezioni, corredate di testi rimasti fondamentali o comunque significativi per la nostra cultura giuridica (costituzioni, passi dottrinali, etc.), si delinea un quadro d’insieme dello sviluppo del diritto in Italia dal tardo Medioevo a oggi, inserito entro le più generali vicende europee cui esso ha contribuito o da cui ha tratto ispirazione e alimento. Il proposito è quello di favorire l’orientamento entro la complessità del mondo giuridico odierno, con la densa stratificazione e sconcertante frammentazione che abbiamo sotto gli occhi. La storia fornisce le categorie indispensabili per non smarrirsi entro i dibattiti giuridici e politico-istituzionali odierni, tutti profondamente radicati nel passato.
La crescita economica, che dello sviluppo rappresenta la condizione indispensabile, non è un processo misterioso. Le sue caratteristiche di base sono abbastanza simili nel tempo e nello spazio. Le sue determinanti di base sono anch’esse identificate. La spiegazione del suo diffondersi in tempi e in luoghi diversi, e quindi delle differenze nei gradi di sviluppo fino ad ora raggiunti, rappresenta forse la sfida più importante rimasta ancora aperta. Così si arriva all’attenzione specifica per quei paesi e regioni del mondo che non ne godono ancora a pieno i benefici. Crescita e sviluppo economico significano, infatti, progresso umano, capacità di vita migliore, possibilità di liberarsi dal giogo fatale dell’ignoranza e dalle catene della povertà. Le loro conseguenze meno positive, che pur esistono, non si avvicinano neppure a quelle positive che essi ingenerano.
L’economia della crescita si cimenta pertanto con un processo di cruciale importanza. Essa ne illumina causa ed effetti, e i modi attraverso i quali tale processo può essere influenzato.Essa ci riporta in tal modo alla concezione classica dell’economia e della politica economica, al centro delle quali stava la crescita delle nazioni.
Si ripercorrono i temi della macroeconomia: la produzione, la moneta e il sistema finanziario, unitamente a quelli dell’occupazione e dell’inflazione, degli scambi internazionali, dei movimenti di capitale, della nuova geografia economica, della crescita e dei suoi squilibri distributivi.
Inoltre, in termini di metodologia espositiva, si sono evidenziati quegli aspetti teorici indispensabili per un corso di base; tuttavia, per non derogare alla completezza espositiva, sono stati introdotti Riquadri e Appendici, che consentono un approfondimento analitico in funzione delle esigenze dei docenti e delle specificità del Corso di Studio.
Il percorso proposto, definite le variabili macroeconomiche dei mercati dei beni e della moneta, individua le condizioni dell’equilibrio macroeconomico sia a prezzi fissi che a prezzi flessibili, considerando inoltre gli effetti delle aspettative sull’equilibrio.
1 – Macroeconomia, le variabili fondamentali nella contabilità nazionale
PARTE PRIMA: MACROECONOMIA A PREZZI FISSI. MERCATO DEI BENI E DELLA MONETA TEORIA DEL MOLTIPLICATORE, POLITICHE FISCALI E MONETARIE
2 – Mercato dei beni; reddito di equilibrio, teoria del moltiplicatore e politiche fiscali
3 – Mercato della moneta. Offerta e domanda di moneta, Banca Centrale, sistema finanziario e politiche monetarie
4 – Equilibrio macroeconomico con prezzi fissi, il modello IS-LM. Efficacia delle politiche monetarie e fiscali
PARTE SECONDA: MACROECONOMIA A PREZZI FLESSIBILI. MERCATO DEL LAVORO E LIVELLO DEI PREZZI INFLAZIONE E DEFLAZIONE. AGENTI E STRATEGIE DELLA POLITICA MONETARIA
5 – Mercato del lavoro. Salari, occupazione e prezzi nel modello macroeconomico
6 – Equilibrio macroeconomico con prezzi flessibili. Modello di domanda e di offerta aggregata (AD-AS)
7 – La condotta della politica monetaria. Agenti e strategie
PARTE TERZA: MACROECONOMIA APERTA, SISTEMI MONETARI E SVILUPPO
8 – Bilancia dei pagamenti, tassi di cambio, commercio internazionale e movimenti di capitali
9 – Il sistema monetario internazionale e l’esperienza europea, profili storici e istituzionali
10 – Crescita, sviluppo, diseguaglianza in una prospettiva storica.
In tale schema teorico s’inseriscono le politiche dei governi e l’azione delle banche centrali, individuando i problemi dell’«incoerenza temporale» e della definizione di «regole» di politica monetaria: critica di Lucas, Regola di Taylor, Monetary e Inflation Targeting.
Poiché non esiste una teoria macroeconomica unanimemente accettata, si illustra il dibattito sulle politiche fiscali e monetarie, considerando anche le tematiche dell’inflazione e della disoccupazione, senza trascurare la crisi finanziaria e i suoi effetti sull’economia reale e sulla regolamentazione finanziaria.
Prospetti informativi, benchmark, performance dei titoli, grafici di trend dei prodotti finanziari sembrano strumenti razionali per scelte razionali. Ma l’investitore è veramente così freddo e razionale? Sappiamo valutare il rischio, abbiamo preferenze stabili e ci comportiamo in modo coerente? La psicologia ci insegna che nella realtà l’investitore non è un lucido calcolatore ma un “soggetto emotivo” che non può comportarsi come quello “razionale” perché dotato di razionalità limitata: non può restare concentrato a lungo, non è in grado di utilizzare grandi quantità d’informazioni, la memoria non ha capacità infinite e i ricordi sono spesso distorti e colorati da euforia o rimpianto. Dunque è essenziale per gli investitori allargare le conoscenze finanziarie ai processi cognitivi. Una educazione finanziaria insufficiente produce gravi rischi personali e sistemici, come abbiamo purtroppo sperimentato nella crisi partita dai subprime e precipitata a cascata sul sistema economico globale.
Recensioni
Ancora non ci sono recensioni.